Il corpo è stato visto per molti secoli come entità chiusa, dalle mirabili forme esteriori ma abitato da interiora misteriose e inaccessibili. Col fiorire degli studi anatomici le prime dissezioni, guidate dall’osservazione diretta del chirurgo, si sono trovate a fare i conti con questi organi sconosciuti, ma al tempo stesso accompagnati da un potente apparato simbolico-mitologico, la cui decifrazione è ancora oggi complessa e talvolta sfuggente. La perfetta macchina visiva degli atlanti anatomici si incaricherà di fornire in primis un ordine interno del corpo umano, cercando di gestire adeguatamente “l’informe”, tutto ciò che del corpo dovrebbe restare segreto e nascosto, perché una volta svelato rischierebbe di declassare la mirabile fabrica umana a povera materia corruttibile.
Per l’utero e per tutto l’apparato riproduttivo femminile si può parlare di una vera e propria ossessione della classe medica, che tenterà da subito di dominare il prodigioso processo di formazione del feto. Ritenuto dagli antichi un organo vagante all’interno dell’addome, apparentato a “un animale di natura mobilissima erratica e bizzarra” (Areteo di Cappadocia), l’utero certificherà con la sua presenza il corpo anatomico femminile. Il modello unico che ha dominato per due millenni il pensiero anatomico concepisce la donna come un uomo ma inverso: l’utero era lo scroto, le ovaie i testicoli, la vulva il prepuzio, la vagina il pene. Ancora oggi l’immagine e la nomenclatura dell’apparato genitale femminile si legano a uno zoomorfismo spesso minaccioso (con la vagina talvolta identificata con la bocca della Gorgone Medusa), mentre le mestruazioni restano avvolte dal mistero e dal tabù, forse in quanto unico vistoso indizio dei cicli della vita e della morte.
La massima fioritura di studi medico-scientifici che riguardano l’intus anatomico si avrà nei primi anni del Seicento. A seguito di una rivoluzione nella concezione del corpo biologico, la sorgente delle passioni e della sensibilità - ritenuta ai tempi la principale funzione che il corpo deteneva - viene individuata in organi come il cuore e in apparati come quello circolatorio. Negli stessi anni anche la Chiesa cattolica riformata dichiara il suo interesse per le conoscenze anatomiche, offrendo un nuovo inaspettato impulso al loro studio da parte degli artisti. Nelle loro opere l’anatomia sale allora al rango di rivelazione della presenza divina modellata sulla forma umana e la sua conoscenza non dovrà limitarsi alle forme esterne del corpo, ma riguarderà anche le sue parti interne. Ad esempio, nei suoi Esercizi Spirituali, Ignazio di Loyola raccomanderà la contemplazione delle ferite del Cristo, soprattutto di quella inferta al costato da cui sgorga sangue e acqua, per immaginarle come bocche-aperture che, mettendo in relazione la superficie esterna con gli organi interni, permettono al fedele di accedere alla visione diretta del cuore di Cristo quale fonte di vita eterna.
Gli artisti tramite l’immaginazione hanno quindi la chiave per accedere alla rappresentazione dell’informe. Il disegno anatomico sarà lo strumento privilegiato per ricomporre l’apparente disordine dei fenomeni in una unità superiore, certificando il primato dell’intuizione artistica sui procedimenti logici della scienza. I disegni anatomici di Leonardo da Vinci hanno inaugurato per gli artisti la possibilità di una visione dell’interno di un corpo vivente, non cadavere, attraverso l’invenzione del “corpo trasparente” in cui vengono mostrate le funzioni interne mentre si stanno compiendo. La rappresentazione artistica esprime qui il suo massimo potere: il disegno anatomico non disegna la scienza, fa esso stesso scienza.
Starà quindi agli artisti fecondi - per usare una definizione di Nietzsche - che attingono direttamente alla facoltà del sentire - accostarsi alla poetica di intestini, di viscere e di tutto ciò che da lì scaturisce, alla ricerca di un accesso segreto allo splendore e alla indicibile bellezza del mondo. (al)