Eternal digestion
di Luca Francesconi
Scritto per la mostra Eternal Digestion, curata da Ana Iwataki e Marion Vasseur Raluy, 67 Steps, Los Angeles, 2018.
La decomposizione è un evento inevitabile a cui tutte le entità viventi o vegetative sono sottoposte. Si attua attraverso l'intervento di microbi e batteri i quali innescano un processo fermentarivo.
La fermentazione è un passaggio di stato (o di cottura), converte alcune sostanze in altre sostanze, e nel mentre libera anidride carbonica. Anche gli esseri viventi, corrompendo la propria integrità, vengono decomposti in questa maniera, fermentando scompaiono.
Questo passaggio, l'ultimo della nostra vita, è a pieno titolo inserito nella catena alimentare. Oggi è molto alterata, ma è sempre bene ricordare che agli estremi di questa catena, persistono ancora un essere vivente, da un lato, e un pezzo di terra, all'altro.
Il sake e il vino sono dei fermentati.
Anche il nostro stomaco, ogni volta che mangiamo, riproduce, accellerandolo, questo processo. Alcune cose prima animate, diventano inanimate, si decompongono e mutano in altre forme di energia, reintroducendosi nella catena alimentare.
Questa lunga tela di passaggi è riassumibile in un percorso che rimpicciolisce qualcosa di vivo e grande, in qualcosa di vivo e piccolissimo, invisibile. Il nostro apparato digerente fa tutto questo.
Annulla e fa scomparire, trasforma e disperde.
Reintroduce e prosegue.
Aprendo lo stomaco ad una persona, o a qualsiasi essere vivente a cui sia possibile farlo, troveremmo delle forme medie, idee di forma ibrida tra ciò che è stato un vegetale o un animale, e quello che diventerà. In fin dei conti il nostro intestino è una caverna platonica, in cui giaciono delle "idee di una idea", oppure "delle idee di forma".
Realtà atte a divenire altre realtà.
Di recente ho iniziato ad interessarmi alle teorie di Rupert Sheldrake, ed alla Risonanza Morfica in particolare. L'anima di gruppo e la conscienza collettiva condivisa con altri uomini, l'ho trovata molto simile all'idea di arte e tradizione popolare.
Tuttavia per quanto riguarda l'accellerazione di "deformazione delle forme" che avviene nel nostro intestino, del tutto simile al processo fermentativo di putrefazione, il vomito è lo strumento conoscitivo di noi stessi più prossimo al futuro.
Vomitare è un atto che falsifica la catena alimentare, alterando per un breve tempo quella sparizione nel nulla, e nuovo inizio, di cui noi stessi siamo attori: come qualsiasi altro essere vivente.
L'alcol del vino e del sakè, ovvero dei vegetali fermentati e decomposti, favorisce nel nostro intestino questo processo di conscienza intellettuale e materiale, conducendo - ad alte dosi - al vomito.
Infine questo processo di "dentro e fuori" gli esseri viventi chiamato alimentazione, è ancora una volta un lessico di concavi e convessi, di affinità e divergenze, non dissimile dall'atto sessuale, in cui due esseri vivi entrano l'uno dentro l'altro, provocando, a vario titolo, fuoriuscite di liquidi corporei.
Senza falsa narrativa, alla quale non sono affatto interessato, credo che il sesso stesso sia, in maniera onirica, un atto predatorio: pertanto alimentare.