Il concetto di percezione aptica (termine che deriva dal greco haptikos, letteralmente “capacità di entrare in contatto con”) fa riferimento al sistema di relazioni che il corpo instaura con l’ambiente esterno attraverso il movimento. Si tratta di una modalità percettiva bidirezionale che il corpo umano è in grado di sviluppare utilizzando l’insieme di stimoli captati dalla pelle. Questi impulsi si innescano tramite i punti di pressione e di contatto della pelle con tutto ciò che la circonda.

La percezione aptica, capace di superare la dicotomia interno-esterno, presenta una diversa profondità rispetto al campo della percezione visiva. Nella sua forma espansa nello spazio e nel tempo è in grado di assimilare qualità e caratteristiche che sfuggono alla vista. L’esperienza del mondo sensibile, infatti, non si può riassumere solo in ciò che vediamo. Per possedere una forma pertinente del mondo e strutturare una coscienza dimensionale, bisogna percorrere con il proprio corpo la realtà, attraversarla, aderire a essa. Il corpo è dunque il sistema fondamentale per essere nel mondo.

Come ha scritto il filosofo Maurice Merleau-Ponty nella sua Fenomenologia della percezione, non bisogna considerare il corpo esclusivamente come un oggetto biologico, ma contemplarlo come mezzo necessario all’esperienza pratica, base di ogni conoscenza umana. Nell’esplorazione dell’alterità che ci circonda, la sperimentazione sensibile trasferisce la percezione di noi stessi a livelli più profondi, attivando un prolungamento del nostro essere e della nostra soggettività verso una dimensione permeabile: la mano che tocca è allo stesso tempo toccata, in un gesto che trasforma ciò che percepisce in ciò che è percepito e viceversa.

Nella condizione dell’uomo postmoderno, sempre più contraddistinta dalla bidimensionalità dell’esperienza digitale, appare necessario indagare come la nostra attenzione e il nostro sguardo siano condizionati dal filtro dei diversi dispositivi tecnologici. Risulta indispensabile ritrovare una percezione materiale del corpo sensibile nel mondo, come fanno molte delle opere presenti in sala. Solo in questo modo è possibile mettere in discussione alcuni aspetti propri della realtà virtuale: la decostruzione delle categorie spazio-temporali e l’alterazione delle funzioni percettive del corpo e della nostra soggettività, che si fa sempre più isolata. (lp)