Il 21 febbraio 1775 per volere del granduca Pietro Leopoldo di Lorena venne istituito a Firenze l'Imperiale e Reale Museo di Fisica e Storia Naturale. Il museo prese più tardi il nome de La Specola dalla costruzione di un osservatorio astronomico all’ultimo piano dell’edificio. Nell’istituzione, messa a disposizione di tutta la popolazione, trovarono la loro collocazione tutte le collezioni scientifiche dei Medici, che erano state donate alla città di Firenze dall’ultimo membro della famiglia, l’elettrice Palatina Anna Maria Luisa, assieme alla collezione di opere d’arte e ad altre proprietà del casato.
Il Museo riscosse da subito un grandissimo successo di pubblico, grazie alle raccolte naturalistiche e alle celebri cere anatomiche, comprese le opere di Gaetano Giulio Zumbo (una delle quali è presentata in questa sala) che, già alla fine del Settecento, erano in grado di attirare migliaia di visitatori l'anno.
Dentro il Museo aveva inoltre trovato sede l’Officina di ceroplastica. Al suo interno i modelli del corpo umano venivano modellati dal vero da abilissimi ceroplasti, quali Clemente Susini (1754-1805), Francesco Calenzuoli (1796-1829), Luigi Calamai (1800-1851) ed Egisto Tortori (1829-1893), che ritraevano raffinate dissezioni effettuate su cadaveri. Questi operavano sotto la guida dei maggiori scienziati e anatomisti dell’epoca, come Felice Fontana (1730-1805), a cui si deve l’idea originale di realizzazione dell’intero progetto, e Paolo Mascagni (1755-1815). La fortuna di questa produzione di modelli anatomici fu enorme, come si evince dai molti ordini che in quegli anni impegnano l’Officina: leggendaria fu la commissione di oltre 1200 pezzi voluti dall’Imperatore d’Austria Giuseppe II, che richiese cinque anni di lavoro e venne trasportata a dorso di mulo attraverso le Alpi fino a Vienna, o quella richiesta da Napoleone dopo una sua visita al Museo nel 1796.
La scultura in cera, usata fin dalla remota antichità in ambito funerario, devozionale e successivamente ritrattistico, nel contesto del Museo fiorentino aderisce pienamente a una visione del mondo di stampo illuminista: il corpo macchina, la conoscibilità della natura e la sua replicabilità a fini educativi. Come spiega nel 1808 il direttore Girolamo dei Bardi negli Annali del Museo la ceroplastica è “la Bell’Arte d’imitare in cera ogni sorta di anatomiche preparazioni dirette a mostrare nel suo insieme e nei suoi dettagli il meccanismo mirabile della macchina umana e delle sue funzioni”.
Al centro della sala è raccolto un importante nucleo di queste cere provenienti dal Museo della Specola. Queste opere, in speciale modo le grandi statue giacenti aperte sono oggi al centro dell'attenzione di studi storico-filosofici e di genere in virtù della loro inesausta potenza visiva e della capacità di generare nello spettatore una molteplicità di sentimenti, che vanno dal fascino al turbamento al disgusto. Analogamente, una nuova stagione d’interesse dell’arte contemporanea si va aprendo nei confronti delle tecniche della lavorazione della cera e di analoghe materie “morfiche”, capaci cioè di diventare carne o simulacro di essa e d’imprigionare dentro di sé i nostri fantasmi. (al)