I modelli ostetrici in terracotta policroma del Museo Ostetrico Antonio Scarpa
di Elena Corradini
La realizzazione del Museo Ostetrico, nella grande sala attigua a occidente del Teatro Anatomico, fu voluta da Antonio Scarpa (1752-1832) che, chiamato a Modena nel 1772 per l’insegnamento della Chirurgia e dell’Anatomia a seguito della riforma dell’Università voluta da Francesco III, coordinò il progetto per la costruzione del Teatro che fu inaugurato l’11 gennaio 1775. Il Museo Ostetrico fu ufficialmente aperto l’11 dicembre 1775 quando Scarpa inaugurò l’anno accademico con una lezione magistrale con la quale, come si legge ne Il Messaggiere di Modena del 13 Dicembre 1775 (n.50), si apriva a Modena la Scuola dell’Arte Ostetricia per i medici e con corsi separati per le levatrici. La Scuola modenese era stata realizzata sull’esempio di altre Scuole analoghe che Scarpa ben conosceva per averle frequentate, come quella di Padova, attivata dal suo maestro Luigi Calza (1736-1783) nel 1765, o quella di Bologna creata da Giovani Antonio Galli (1708-1782) nel 1757.
Il Museo Ostetrico, grazie al sostegno del duca Francesco III d’Este (1698-1780, duca dal 1737), fu dotato di macchine per la dimostrazione del parto, di strumenti, di preparati anatomici e di modelli in cera. In particolare il Duca, attraverso il Magistrato degli Studi dell’Università, aveva approvato la richiesta di Scarpa di affidare la realizzazione di modelli in cera a Giovan Battista Manfredini (1742-1789), scultore bolognese di cui conosceva l’abilità per aver lavorato a Padova con il suo maestro Luigi Calza. Il Museo venne completato nel 1776 con la realizzazione di apposite ed adeguate scaffalature per i preparati ostetrici e i modelli in cera e successivamente anche con un armadio a tre ripiani di colore berettino, ovvero grigio-celeste, e giallo, come risulta da un inventario del 1788.
Per favorire le esercitazioni di Ostetricia degli studenti di medicina e delle levatrici Manfredini realizzò anche modelli in cera e in terracotta policroma con il coordinamento di Francesco Febbrari, medico bolognese che si era laureato a Modena e che, su autorizzazione di Scarpa, era ritornato a Bologna per seguire la realizzazione dei modelli ostetrici in terracotta. Questi furono realizzati sotto la guida del medico anatomico bolognese Carlo Mondini (1729-1803) e la collaborazione Giovanni Battista Sandri e Alessandro Barbieri: otto statue di donne di cui sei raffigurate in avanzato stato di gravidanza e due figure femminili che mettono in luce l’anatomia sottocutanea del tronco, riprodotte nelle tavole III e IV delle rivista “Dell’Arte Ostetrizia” pubblicata a Bologna nel 1787. Oltre a queste statue femminili, uniche nella produzione di Manfredini, lo scultore, che per la sua indiscussa abilità divenne membro dell’Accademia Clementina di Bologna, iscritto nella classe degli scultori anatomici, realizzò anche modelli rappresentanti lo spaccato del bacino femminile e dell'utero, contenenti il feto a termine ed esemplificazioni di parti eutocici o naturali e distocici o non naturali e modelli dell’apparato genitale femminile.
Scarpa, trasferitosi presso l’Università di Pavia nel 1783, non vide arrivare a Modena lo “studio ostetrico” di terracotta realizzato da Manfredini che rimase a Bologna e pervenne all’Università di Modena solo dopo la Restaurazione nel 1815 quando, grazie al sostegno finanziario di Francesco IV arciduca d’Austria Este (1779-1846, arciduca dal 1814), su proposta del professore di Ostetricia Antonio Boccabadati che lo aveva rintracciato, fu possibile acquistarlo da Angiola Febbrari, sorella di Francesco Febbrari, a casa della quale le terrecotte ostetriche di Manfredini erano rimaste.
Dell’indiscussa utilità del Museo Ostetrico per l’insegnamento dell’Ostetricia ai futuri medici e alle future levatrici, si trova conferma nella sua risistemazione insieme con l’Istituto Ostetrico, avvenuta negli anni tra il 1880 e il 1882 sotto la direzione di Alessandro Cuzzi, in un edificio annesso a oriente all’Ospedale Sant’Agostino. Nel 1963, quando venne realizzato il nuovo Policlinico nell’area orientale di Modena, le terrecotte ostetriche non vennero trasportate là insieme con l’Istituto Ostetrico ma rimasero nella sede dove l’Istituto che era stato precedentemente trasferito in via Berengario, in prossimità della prima e storica sede del Museo Ostetrico. I modelli ostetrici in terracotta di Manfredini sono stati esposti al pubblico a partire dal 1992 in una sala attigua al Museo Anatomico, realizzato nella pima metà dell’Ottocento al piano superiore del Museo Ostetrico e Teatro Anatomico, dopo essere stati restaurati in occasione della II Settimana della Cultura Scientifica ed ora sono in attesa di un’adeguata sistemazione che dovrebbe essere in un riallestito Museo Ostetrico.